Ventisette ossa,
trentacinque muscoli,
circa duemila cellule nervose
in ogni polpastrello delle nostre cinque dita.
È più che sufficiente
per scriver Mein Kampf
o Winnie the Pooh.
("La mano" di Wislawa Szymborska)
Alla fine siamo fatti di ingredienti semplici. Ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto, calcio, fosforo, sodio, magnesio, ferro, alluminio, tutta roba riciclabile.
Siamo questo. Siamo il mucchio ambulante di tutto questo. Mio padre si chiamava Achille, è morto dieci anni fa, tra il 2 e il 3 di novembre, nella settimana dedicata ai morti e ai santi, giorni grigi con lame di luce, il suo ricordo ne scalda i colori. Era vivo, un giorno, e tanti tanti giorni lo è stato, poi non più, tutto qui.
Lo risento nell'odore del sigaro di qualcuno che fuma, le da' fastidio, lo posso spegnere se desidera, no no, non si preoccupi, affatto, mi piace il profumo del toscano.
L'ho rivisto. Una volta, nell'orecchio di un passante, anzi più precisamente, nel pezzo dell'orecchio che usciva fuori da un cappello, una coppola calcata su una faccia che non era di mio padre, mannaggia. L'avrei fermato, signore lo sa che... ma non importa. Tanto lo rincontrerò, mio padre, una prossima volta, come mi è già successo al cinema. La mano poggiata sul bracciolo condiviso, bianca e ben proporzionata, stesso modo di distenderla, e il pollice, signore lo sa che lei ha...
L'ho rivisto. Una volta, nell'orecchio di un passante, anzi più precisamente, nel pezzo dell'orecchio che usciva fuori da un cappello, una coppola calcata su una faccia che non era di mio padre, mannaggia. L'avrei fermato, signore lo sa che... ma non importa. Tanto lo rincontrerò, mio padre, una prossima volta, come mi è già successo al cinema. La mano poggiata sul bracciolo condiviso, bianca e ben proporzionata, stesso modo di distenderla, e il pollice, signore lo sa che lei ha...
E' un modo di pregare il mio santo piccolo, che non fa miracoli e che non ci credeva neanche.
(l'Aldiqua) |