martedì 6 ottobre 2015

Sognando California

Eccomi
dove il blu del mare
è infinito
(Santoka 1882-1940)


La California, patria dei wind surf e dei canterini Beach Boys, set cotonato di serie cult degli anni novanta come Beverly Hills e Baywatch, luogo assoluto del sole perenne, degli occhialoni, del tacco dodici e dei muscoli oliati, ecco, la California ha detto sì al suicidio assistito (notizia QUI).
E non lo ha reso legale un comunistone, un ateo senza scrupoli o, peggio ancora un sinistroide nero con casa a San Francisco, no.
La firma l'ha messa il governatore Jerry Brown, cattolico ed ex seminarista.
E' tutto.  


("A nome tuo")












lunedì 5 ottobre 2015

Carta

Mondo giusto!
Un fior di loto
anche per un soldo bucato 
(Issa 1763-1827)



Il mondo giusto di Issa! Un soldo per un fiore... non è forse la regola numero uno del mercato economico globale?

In Norvegia non ho mai cambiato i miei euro nella valuta locale. Mai in dieci giorni! Tutto è acquistabile con carta di credito, anche il biglietto del tram che puoi comprare tranquillamente strisciando la carta o il bancomat, nell'apposita macchinetta posizionata al lato del conducente. Macchinetta visibile e, ovviamente, ben funzionante. 
I norvegesi non conoscono le nostre, chiamiamole così, frasi d'occasione. La finto contrita "Eh, no. Il bancomat non lo abbiamo, mi dispiace" o quella arrogante e definitiva "No. Niente carte qui!". 
O ancora quella sottilmente annichilente "Ora non prende. Mi sa che c'è un guasto sulla linea". E, mai e poi mai, la ipocritamente premurosa "E come fanno le persone anziane con la carta di credito?".
Fanno benissimo. Gli ottuagenari strisciano anche loro e non vengono fregati. Tutto qui.

Non so se quello norvegese è "il" mondo giusto. E so bene che sono pochi e piripì e parapà e anche molto ricchi. E non mi dite la solita storia che si suicidano e che fa notte presto.
Usare le carte abbatte l'evasione fiscale, è un fatto. Del resto, ne possiamo parlare...    


Nota
Ho notato che la Norvegia ha qualcosa in comune con il Giappone. Qualcosa di profondo e sincero come la fiducia nel prossimo. Sono popoli immuni dall'essere guardinghi o sospettosi. Nessuno può imbrogliarli perché loro non imbroglierebbero nessuno. 
E' un'aria pulita quella che ho respirato. Un'aria "nippo-norvegese" fresca e inaspettata, tutta da imbottigliare per sniffarsela in Italia durante una coda nel traffico ringhioso o quando uno ti prende il posto in fila o direttamente il portafoglio. 


(aria norvegese )

mercoledì 30 settembre 2015

Cicala 3

Sembra risuonino 
anche le campane
frinire di cicale
(Basho 1644-1694)



In giro la domenica mattina per un mercatino di antiquariato con Luigi Ontani, uno dei più grandi artisti contemporanei
E pensavo a un sacco di cose. Al lavoro su se stesso lungo tutta una vita, modello, ispiratore e soggetto stesso della sua arte. A quanto sia sofisticato e semplice insieme, conturbante e ironico. Osservavo da vicino il suo profilo, i capelli ora bianchi e raccolti che rimarranno, grazie al gesto artistico, lunghi e bruni come quelli di un giovane san Sebastiano di Guido Reni. 
Questo artista un po' Shiva, un po' Genji principe splendente e un po' Pinocchio, capace di trasformare cartapesta, vetro e legno in pietre preziose e rendere una maschera persona e persona una maschera. Un bell'incontro, non ci sono dubbi. 
Tornando verso il motorino mi dicevo quanto è bella Roma la domenica mattina, e quanto è bello viverci e che, alla fine, questi incontri dove sono possibili se non qui?
"Desidera qualcosa?" mi chiede una signora da dietro un piccolo stand tremolante di mille chincaglierie.
"Solo un'occhiata, grazie"
E che vedo? In mezzo a tante spille, la "mia" cicala. Ovviamente di un altro colore, ma "quella". Non più verde ma marroncina. 
Mica male, no?
Resto un po' cicala (e off line) fino al 5 ottobre. Ciao! 

(Cicale in viaggio)



martedì 29 settembre 2015

Cicala 2

Sembra risuonino 
anche le campane
frinire di cicale
(Basho 1644-1694)





Inizio il mio giro tra le bancarelle, sbircio, soppeso, osservo e ripongo oggetti e oggettini, "Avete spille vecchiotte, magari a forma di insetto?"  
"E questa le piace?" 
Mi mostra un cicalone bruttissimo, stilizzato, e poi non era "quella" spilla, io volevo la "mia" cicala. Continuo ad aggirarmi per il mercatino quando vedo un signore elegantissimo con le ghette, un completo lilla, i capelli grigi raccolti in un codino, intento nella scelta di alcune cartoline. Luigi Ontani, grande artista, grande tableau vivant di se stesso. Sontuosamente perfetto in ogni dettaglio.
"Belle le cartoline che guarda, maestro. E molto divertente scegliere qualcosa al suo fianco"
"Conosce l'arte?" mi  chiede.
"Mmmm. Tutta tutta direi di no, ma il suo lavoro sì. Che piacere conoscerla!" Stava pure guardando vecchie cartoline giapponesi! L'ho travolto con le mie fusa, tutte autentiche, ma vere fusa. 
E iniziamo a chiacchierare su India, mercatini e carte fatte a mano. 
Dalla sua sporta di seta - Ontani può girare solo con una una sporta di seta profumata di incenso - tira fuori un suo piccolo quaderno di artista. Ci scrive su una dedica con un pennarellone d'oro, anche lui custodito nella sporta di cui sopra, e me lo porge.
Prendo il librino, confusa e felicissima. È una minuscola antologia delle
sue foto famose dove lui posa in varie fogge e sulla cui copertina mi ha scritto, ghirigorando, "susanna" e "arte". 
Ci salutiamo sorridendoci. 
È un po' tardi. Devo tornare a casa. 

(continua domani)




(Susanna - Arte)

lunedì 28 settembre 2015

Cicala 1

Sembra risuonino 
anche le campane
frinire di cicale
(Basho 1644-1694)




Da oggi, approfittando di un piccolo periodo di vacanza che mi sono presa, pubblico tre puntate di una storia.  
Sembra finta, inventata, vi avverto. Ma è successo tutto proprio così. Quale kigo più giusto di frinire di cicale per un'estate ormai definitivamente conclusa? E per chi, come me, che ancora vuole godersela un po'? Sono in giro, cicalando, per una settimana di vacanza che festeggio con questo ricordo in tre puntate (fino a mercoledì). 
La storia riguarda una cicala, anzi parte proprio da una cicala. 

Una dozzina di anni fa finiva un periodo faticoso, una di quelle onde anomale che ogni tanto travolgono la vita. Ma mi sentivo meglio, rifiorivo piano piano e passeggiando per il centro metto gli occhi su una spilletta che mi guardava da una vetrina. Cosa da poco, ma proprio la "mia" spilla. Era una cicala di plastica, vecchiotta, anni sessanta. Basso il prezzo e su di me fascino immediato. Entro, compro e attacco al bavero. In un attimo. E in attimo la eleggo mia porta fortuna ufficiale.
Passano gli anni, alti e bassi, solitissime cose che capitano a tutti, arriviamo a maggio 2014. Ricordo bene la data perché tornavo dal Salone del Libro di Torino. In treno. Caldo di primavera inoltrata, trolley, giacche, giornali e libri, mi siedo, mi alzo, metto la presa per iphone, insomma... la cicala si stacca dal abvero e la perdo. Me ne accorgo a casa e in un flash la rivedo per terra, credo anche di aver risentito mentalmente il suo toc sul pavimento del treno. 
E va bene. E'' andata cosi'. Pazienza. 
Una mattina di domenica, ma di un anno dopo, siamo a maggio di questo 2015, e dodici anni dopo l'acquisto, mi sveglio con il pensiero di andare al mercatino di piccolo antiquariato di piazza Augusto Imperatore a Roma. Fin qui niente di strano. Ma se dicessi che l'idea che mi fa scendere dal letto è quella di poter ritrovare la spilla-cicala? 

(prima parte)



(Una domenica)