venerdì 13 ottobre 2017

Pacific Palisades


Dentro ciascuno di noi c'è un territorio
non sappiamo quanto sia segreto
ma è simile al midollo
appare dopo l'ultima difesa dura dell'osso
in questo spazio nasce continuamente
non sai cosa
e non ha un centro forse,
forse è il centro,
è dove per noi finisce l'analogia con la
cipolla che puoi sempre sfogliare,
non è così.
Quel territorio è dove si nasce di continuo.
("Pacific Palisades" di Dario Voltolini)



- Mi è stato chiesto, e ne sono felicissima, di condurre martedì prossimo un breve incontro  dopo la lettura pubblica che Alessandro Baricco farà dell'intero testo di Dario Voltolini, di cui sopra ho riportato un frammento, e che si intitola "Pacific Palisades".
Preparandomi per l'occasione appunto qui tutte le cose che non dirò -

Che questa lettura è di quelle che sedimentano e che da giorni sedimenta dentro me, non lo dirò davanti a tutti (troppo patetico). E neanche che sembra uno specchio rotto nei cui frammenti ci si vede per un pezzetto solamente (troppo ispirato?).
Che c'è un punto nella vita in cui prima si contestano i padri e poi si cercano dentro le foto o sulle mani che invecchiano (come diceva Raboni in una sua poesia) o qui nelle parole di una cugina. Al bar. 
E che esistono, allora, parole da bar, e sguardi da bar. E che non c'è mai estetismo e le sue periferie e le sue solitudini sono così vere, e che parlare dell'alcolismo come forza e fragilità insieme ha qualcosa di fraterno che assomiglia a una mano sulla spalla quando ne hai bisogno. 
Non dirò di quanta bellezza è presente nei dettagli che sfilano uno dopo l'altro, come lo accompagnassimo per strada, Voltolini, che invece ci fa "solo" entrare nella sua testa che diventa anche la nostra. E quanto amorevole mi paia il suo punto di vista. E l'aver individuato queste invisibili palizzate pacifiche, che tutti noi conteniamo e sopportiamo, è già un gesto poetico. 
E come ci permeino, ci proteggano pur nella loro fragilità e il trauma che ne deriva quando si rompono...
E che mi sembra che dentro il libro ci sia la citazione di un haiku di Issa Kobayashi, un eppure eppure che sa di una possibilità ancora e che il pettirosso che a un certo punto appare nel libro, in Giappone pare simboleggi armonia ma anche morte al punto che uno dei massimi poeti di haiku scelse di chiamarsi "Shiki", pettirosso... 
O che è riuscito a dare misura e forma a quello che non ha nome.
Non ci sarà tempo, poi c'è l'emozione di mezzo e il pubblico che aspetta lì davanti. Bisogna essere brevi. Far capire e far parlare l'autore. 

Seguo Voltolini da un po' e credo di aver imparato a conoscere il suo sguardo sulle cose. Lo riconosco e lo faccio mio. 
E anche lui come gli scrittori che amo di più, alla fine, scrivono sempre della stessa cosa.


3 commenti:

  1. Mario Claudio Troni, Torino14 ottobre 2017 alle ore 12:13

    Mi piace questa interpretazione. Leggendo il libro non ci avevo pensato, ma di haiku sono poco pratico. Del resto l'autore parlando del libro la scorso sabato in un giardino di Torino, ha ricordato i piani verdi in cui ci si perde a Kyoto in un bosco di bambu, dov'è stato con sua figlia.

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  2. Grazie per quest'altra meraviglia che mi hai fatto scoprire.
    Morena

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  3. Una vita senza la passione per la letteratura e' una vita depotenziata .

    Domani vado ad acquistare in " libreria " il libro di Dario Voltolini .
    Grazie cara Susanna . Annunziata

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