giovedì 26 gennaio 2017

Come Pippi

I suoi capelli color carota erano stretti in due treccioline rigide che se ne stavano ritte in fuori, di qua e di là dalla testa; il naso pareva una patatina ed era tutto spruzzato di lentiggini. E sotto il naso s'apriva una bocca decisamente grande, con una fila di denti bianchissimi e forti. Originale era il suo vestito: Pippi se l'era cucito da sola. 
(da "Pippi Calzelunghe" di Astrid Lindgren)

Da quando usiamo tutti la rete, la parola "condivisione" viene legata automaticamente al click che facciamo quando vogliamo che quello che ci piace, diverte o ci interessa, "giri" tra i nostri "amici".

Con questa azione , tanto estroflessa quanto pubblica, si è  andato via via offuscando il significato primo, quello latino, quell'antico "con-dividere", il gesto nobile, "tangibile" più che "digitale", di un passaggio di qualcosa nelle mani di qualcun altro (un bene, un sorriso, un pezzo di pane) dividendoselo.
Ma vi è un terzo significato che, nella maggior parte dei casi le persone tendono a soffocare in ragione di un atteggiamento più compassato? più superiore? più introverso? ovvero la condivisione di una piccola gioia.
Un successo, un traguardo raggiunto, un regalo inaspettato, un fine settimana di relax, una cena nel posto più bello del mondo, una serata riuscita o un bel capodanno a New York si tende a non raccontarli, a passarci su, preferendo lagne o pallosissime liste di ingiustizie subite. Queste piccole gioie che la vita ogni tanto ci elargisce, vengono semplicemente omesse dalla conversazione. Non si condividono. Punto.


Oggi nomino maestra indiscussa, nume tutelare delle piccole gioie che scaldano la vita e riempiono gli occhi di micro stelline, protettrice assoluta di chi le condivide entusiasticamente a mezzo mondo, che so, in fila alla cassa, durante un pranzo alla mensa aziendale o quando ci si incontra dopo un po' di tempo, Pippi Calzelunghe!
Evviva gli entusiasti come lei, quelli con una scimmia pazza sulla spalla, che sono contenti e che, senza complessi o retro pensieri, sono capaci di gioire con gli altri di qualcosa di bello.
Pippi come maestra zen, capace di cucirsi un abito originale tutto da sola, con qualche toppa colorata qua e là? 
Ci sta. 
E con una capriola degna di lei e delle sue lunghe gambe a righe, le dedico un haiku del mio maestro di riferimento, Santōka:

Disteso
ancora un po' di sole
sulle gambe


(una domenica in panciolle)




  
     
   


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