mercoledì 23 novembre 2016

Novembre

Il caco maturo
nel quale affondo i denti
cola sulla mia barba
(Shiki 1863-1902)

Shiki. Il monaco che discendeva da una famiglia di samurai e che aveva ereditato la forza dei guerrieri suoi avi e riusciva a piegare l'acciaio della malattia. Il fine intellettuale conoscitore del cinese, lo studioso di filosofia, il corrispondente di guerra per un giornale, il primo riformatore moderno dello haiku come è oggi inteso. 

Una raccolta di poemi
due cachi
tardi nella notte d'inverno

Rigoroso nella vita come nello studio, nel mio strano olimpo popolato dai monaci zen lo collocherei in alto, in un posto sacro. Shiki è quello a cui rivolgerei preghiere, se ne avessi. Mentre con Issa vorrei passeggiare, con Ryōkan giocare, con Yosa Buson dipingere, con Bashō imparare a dominarmi. Santōka? Santōka è il mio ufficiale compagno di motorino e dedicargli un libro mi è venuto così naturale...
Torno a Shiki, ne ricordo la sua unica debolezza: la golosità per i cachi.

Mordendo un caco
suona la campana
del tempio di Hōryū-ji

Quando li compro sbaglio, li scelgo sempre acerbi, troppo duri, attratta dal loro splendore.
Inconscio omaggio alle debolezze umane che ci rendono unici e meravigliosamente imperfetti, indimenticabili piccole divinità per coloro a cui siamo cari.

Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me


(Shiki)





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