giovedì 13 ottobre 2016

NOBEL

Ai raggi del tramonto

una farfalla
vola sulla città
(Takarai Kikaku 1661-1707)


In occasione dei suoi novantanni ho avuto il piacere di intervistare per Fahrenheit Dario Fo.
Gentile, lieve, pronto alla conversazione e a divagare, parte dal libro appena pubblicato per arrivare a quello che per lui è il vero cuore delle cose: la curiosità come molla per procedere. 
Farfalla vola sulla città.
Al Re dei Guitti, a questo "mistero buffo" della cultura italiana che ha la parola "dio" già nel suo nome e cognome (farò dio) - presa in giro onomastica in carne e ossa - ecco, proprio a lui, a Dario Fo, consegnerei un secondo Nobel per la gioia di vivere che ancora oggi trasmette a novanta anni. 
(clicca e ascolta QUI)
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E oggi? Oggi hanno assegnato il Nobel per Letteratura 2016 a Bob Dylan. 
Fino a questa mattina ero convinta se la battessero ancora una volta Don Delillo e Philip Roth.
Il primo, Delillo il freddo, scrittore dallo stile gigante ma dal fisico che appare così comune, ordinario. Lo ricordo in una via del centro di Roma,  in occasione di un festival di Massenzio di anni fa, il giubbino di tela leggero, i capelli bianchi e sottili, non alto. Stringeva a sé una cartellina arancione, forse conteneva l’intervento che avrebbe letto la sera,  mentre tutti gli altri intorno parlavano parlavano, sembrava cortesemente assente, attaccato a quel rettangolo arancione. Sembrava un amministratore di condominio. Da allora, in casa lo chiamiamo il Ragioniere. Del resto chi ha ragionato meglio di lui dietro a un dettaglio nello spazio di una pagina?
E poi Philip Roth, altra pietra miliare della mia libreria. Forse lo amo ancora di più di Delillo. La sua chiarezza che corrisponde a cervello e viscere, alto e basso, pulsioni e vertici. Roth e la sua giacca di tweed, i suoi capelli arruffati, le labbra sottili. Il suo viso da uccello mi guarda da dietro la mia scrivania in redazione da un ritaglio di giornale fotocopiato.
Sì, parteggiavo per lui, lo ammetto. E sono andata così avanti,  al punto di immaginarli a telefono subito dopo l’assegnazione del Nobel a uno di loro:
"Ciao Philip"
"Ciao Don"
"Congratulazioni, caro"
Ma il mio sogno vola nel vento mentre tutti cantano qualcosa che mi sfugge. Non capisco.

(Everyman)



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