giovedì 23 giugno 2016

Ernaux, Kuroda, Susanna

Odor d'inchiostro
nella notte che gela
mi dà piacere
(Momoko Kuroda 1938)


Questo haiku di una poetessa giapponese e che odora d'inchiostro, racconta di me come lettrice. Uso la letteratura per capire quello che ho dentro come farei con uno strumento, meglio: come un vero utensile (cucchiaio, cacciavite, una pezza per pulire) in grado di leggermi. 
Per capirmi in profondità.

Cosa mi fa aspettare un libro di Annie Ernaux con trepidazione, cosa mi calamita verso la sua scrittura?
Cerco di capire, leggendo frase dopo frase, il senso profondo di questa misteriosa appartenenza che Ernaux ha stabilito con me, proprio con Susanna, lettrice così distante, così lontana da lei. Non c'entriamo nulla noi due, vorrei dirle, non sono così odiosamente sofferente, non cerco "posti", non ho "anni" alle spalle come i suoi. I miei genitori? Banalmente amatissimi. Sono una nel mucchio, Annie, sono solo una dei tanti destinatari invisibili su cui uno scrittore (serio) può contare, lei mi colpisce sempre. 

Sento che anche dentro "L'altra figlia" ci sono, dentro ogni frase disposta sulla pagina come un'istallazione per un pubblico docile e pronto al supplizio. Ci sono anche io lì dentro, Annie. 

E allora rimango persa nei miei interrogativi, a osservarmi attraverso questo libro-fotografia appena finito di leggere e che negli spazi bianchi continua a ritrarre, senza un senso apparente, anche qualcosa di me. 


(rispecchiamento)


  

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