venerdì 17 luglio 2015

Viaggi

Vento d'autunno
sono diretto 
a quale inferno?
(Issa 1763-1828)


Ovvero: dove andremo a finire? A Quinto, zona Treviso, una folla inferocita, brandendo bambini da proteggere e requisendo televisori e materassi, assedia la palazzina assegnata a un centinaio di profughi. Cosiddetti padri e madri di famiglia che ringhiano, il territorio come privato, i canini scoperti contro l'invasore nero, neonazi che come mignatte si attaccano al sangue di una società malata, leghisti che fanno numero nella rissa con i loro leader felpati e impomatati. "A casa loro! A casa loro, devono andare!!!"
Siamo diretti a quale inferno? La prefettura silente, lo sciacallaggio politico, populismo e demagogia.
Leggo che alcuni degli italiani che hanno partecipato a questo bel comitato d'accoglienza hanno visto come un affronto il fatto che alcuni dei profughi assediati filmasse e fotografasse con il telefonino, registrando la ferocia, gli slogan di cui intuivano il senso, la distruzione delle suppellettili che avrebbero dovuto ricevere.
Avrei fatto foto anche io, se fossi stata al loro posto. Per inviarle a un mio fratello, a una mia amica rimasta laggiù o che ora vive in Europa e che devo provare a raggiungere. Per condividere con qualcuno il mio viaggio, la mia sofferenza. Le avrei commentate, come fanno tutti i ragazzi di un mondo globalizzato come quello in cui viviamo, magari con una faccina con la bocca all'ingiù.
E avrei guardato il telefonino aspettando dall'altra parte un sorriso, un incoraggiamento ad andare avanti. "Sono diretto a quale inferno?"
E noi, dove andiamo?



(Sinistri ricordi di viaggio)








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