venerdì 24 luglio 2015

Omaggio

Vette di nuvole.
Appaiono in sogno
senza confini
(Kato Shuson 1905-1993)



Una serata come tante, una tavolata di vecchi amici, un locale del centro di Roma. E come sempre il passaggio dei venditori di tutto (accendini, pupazzetti, reggi telefonino, cover colorate, rose acciaccate). 
A capotavola, una mia amica che vive in Sicilia da tanti anni, a Roma per qualche giorno, sulla tovaglia antipasti a volontà, fritti e controfritti, nell'aria le nostre chiacchiere.
"Oddio, eccone un altro!" Solita frase, solita mercanzia, soliti sorrisi di compatimento che vogliono significare "ti prego, non sono razzista, ti accolgo, ma ti prego, l'ennesima cianfrusaglia no". Penso alle rose buttate nella spazzatura la mattina stessa, così cimiteriali nel loro appassire istantaneo, acquistate la sera precedente all'uscita di un film, mentre dall'altra parte: "Fratello, ciao! Compra? Ciao miss mondo, bello questo, dai!" 
Fa caldo, sono stanca, o forse a causa di un piatto pieno di mozzarelle che girava, non so, qualcosa nel frattempo mi sfugge quando la mia amica racconta che è appena arrivata dalla Sicilia. Il ragazzo africano  si illumina e dice, mentre si aggiusta il cappello e risponde a una telefonata, che in Sicilia tutti buoni, che quando arrivato gente gentile. Viva Sicilia!
E lo dichiara serio, ricoprendo la mia amica di braccialetti colorati "No soldi. Omaggio Sicilia."
"Lasciali stare" dico automaticamente "che ti tocca comprare tutto. Vedrai come tra poco non ritorna e ti chiede i soldi".
La serata finisce e con lei le nostre chiacchiere. La mia amica ha indossato i braccialetti di perline verdi, giallo e rosse come la bandiera del Senegal.
Il ragazzo non è tornato.

"Omaggio Sicilia" mi ha fatto male.


(senza confini)

3 commenti:

  1. Due settimane fa ho accompagnati i pargoli dalle zie a Follonica e mi sono concesso un paio di ore al tramonto sul mare. Passa un ragazzo, originario del Niger. Come sempre accade si avvicina, mostra braccialetti, collanine, oggettini di legno, carini, ma per me completamente inutili. Al solito rispondo gentilemente (mia moglie dice che così facendo li attira e poi non se ne vanno e lei deve interrompere facendo la figura della cattiva. E per questo mi odia), mi chiede come sto, quanti figli, da dove venivo. Rispondo, senza troppi dettagli, ma neanche con monosillabi gutturali. Anche lui racconta come era venuto, di quanti fratelli aveva lasciato e chissà se ritrovava la fidanzata, altrimenti un'altra ragazza si sarebbe trovata. A quel punto si siede qualche istante, mi spiega il significato di alcuni simboli, poi si alza e dice "Mo' vado a lavorare, ciao africano bianco! Tu sei africano bianco perché non hai vergogna di parlare con me! Tieni questi due (braccialini a perline) per i tuoi figli e questo con la tartaruga a te, che la cosa più importante è la salute, e il guscio della tartaruga tutto protegge!" Mi schernisco, gli spiego che non per cattiveria, ma non avevo spicci (era vero, gli ultimi erano andati per il gelato estorto da figlia e nipote). Ma lui replica: "No soldi! Regalo! A fine mese rientro dopo 5 anni a casa! 5 anni, capisci? Ed è bello parlare di questo con qualcuno, ciao fratello africano bianco".
    Raramente mi sono sentito tanto in imbarazzo e felice al contempo. E io, che a stento sopporto la fede, figlio di orologiaio che da trentacinque anni non porto orologi o braccialetti, adesso guai a chi mi tocca quella striscia di cuoio con incisa stilizzata quello che si indovina una tartaruga. Anche da questi dettagli si può capire quanto siano malefici e pertinaci i vapori dell'indifferenza e del razzismo

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  2. Quando si avvicinano cerco sempre di dare qualcosa e fare due chiacchiere. Non solo perché lo ritengo giusto, ma anche perché so di suscitare l'ira di tanti "non razzisti" che pensano come i miei comportamenti siano incoraggianti per i venditori.
    Ciao Susanna, sempre bravissima e commovente

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