venerdì 26 giugno 2015

DANTE 7.5.0.

I troppi paradisi




E con domani si torna sulla terra. 
Mi sono lasciata prendere la mano ma mi sono molto divertita in questa ultima tappa paradisiaca. 
Prima di tutto i compagni di viaggio: "stellari". 
Sono riuscita a raggiungere l'astronauta Luca Parmitano, stella nel firmamento della ricerca scientifica, che racconterà le sensazioni legate alla spedizione "extra veicolare" da lui compiuta nel 2013 e che spiegherà a noi che abbiamo un'idea romantica, o al massimo da cartone animato, il suo lavoro di "astronauta".  "Astronauta". Una parola dal sapore futuristico e antico insieme, ariostesca nella sua ridondanza e, già solo dall'etimo, capace di sollevarci per farci volare in alto e navigare senza gravità. 
L'aspetto poetico di quel tipo di solitudine, il pulsare delle macchine, l'ascolto del respiro del proprio cuore in sincrono con quello del cosmo. E' possibile raccontare "quel" silenzio? Parmitano ci riesce benissimo.

La voce che legge dal paradiso di Dante è quella di Marco Menegoni della compagnia Anagoor (QUI il loro sito), un collettivo di teste che lavora sull'idea di "classico"  in un modo molto simile a questo mio DANTE 7.5.0. 
E' urgente leggere la letteratura seria, quella dove non si trovano risposte ma solo domande. Il lavoro è faticoso e aristocratico (beninteso, per me è la comunità dei lettori, sempre più ristretta, quella dei veri aristoi). Faticoso. La letteratura d'evasione non mi interessa, voglio rimanere qui a cercare di capire, non voglio andare altrove. Voglio fare fatica.

E infine l'ultimo compagno di questa ultima trasmissione: Walter Siti.
Tra i maggiori scrittori italiani, forse il più terrigno, il più ancorato alle cose mondane, colui che si chiama "Walter Siti come tutti", le cui stelle fisse sono stati i corpi lucidi e scolpiti dei culturisti da desiderare, sarà l'altra mia guida nei "troppi paradisi" di domani.
"I miei romanzi anche come ironica risposta alle cantiche di Dante" mi dice, un po' smarcandosi - ma non tantissimo - iniziando l'intervista. 
In una assolata mattina di qualche settimana fa mi ha accolto nella sua casa milanese luminosissima e, ovviamente, piena di libri
L'eloquio netto, precisissimo, mai un piccolo inceppamento (non ho tagliato una virgola!). Gli occhi furbi e molto belli, lo sguardo vigile come quello di un animale che punta qualcosa, la vestaglia da camera sopra i vestiti (un'abitudine casalinga che ho inaspettatamente riconosciuto come familiare), la lettura ad alta voce dei versi del paradiso dantesco fatta da miope, con il libro avvicinato molto al naso, senza gli occhiali che pendono incastrati tra le dita che tengono il segno. 
Familiarità e distanza. 
Un grande scrittore italiano che ragiona su e con Dante. 
Del resto, chiedo a Siti, Dante non è stato forse il primo vero autore di auto-fiction di tutti i tempi?


(Troppo Paradiso sfoca la foto)













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