Cosa c'entra il Giappone con Dante? Nulla. Eppure eppure... sarinagara, come direbbe Issa?
Ci sono riuscita!!!
Nel mio viaggio dentro i purgatori di domani incontrerò Massimo Raveri, docente di Religioni e Filosofie dell'Asia Orientale all'Università Ca' Foscari di Venezia, in sintesi il maggiore orientalista italiano.
Raveri ha condotto per anni le sue ricerche e i suoi cammini nel Giappone più impervio, quello molto lontano dai pixel e dalla folla che attraversa l'incrocio del quartiere Shibuya a Tokyo. Ha scelto il Giappone dell'epoca di Bashō e di Santoka attirato dallo studio del misticismo estremo di alcuni monaci buddisti che, nel loro corpo sacrificato, hanno toccato l'immortalità.
Tra le tante cose che ho imparato sul lavoro di Raveri è che l'esperienza ascetica non è da considerarsi fine a se stessa o come sottrazione dalla realtà. Lo studioso evidenza una natura politica nel gesto estremo - vivere in un eremo, darsi fuoco come un bonzo o seppellirsi vivi - sulla quale, francamente, non avevo mai riflettuto.
Scegliendo la via dell'ascesi, un mistico qualsiasi del Giappone rurale e poverissimo della fine del 1600, sceglie di rompere con lo schema imposto dal governo e compie un gesto per la comunità intera. Incarna il dissenso per tutti e diventa, dice Raveri, "corpo sociale"rappresentando fisicamente il malessere di una collettività schiacciata e la sua possibile ribellione. Diventando lui stesso dolore, e dolore tangibile, il mistico sveglia le coscienze e crea così un problema a chi detiene il potere.
Come non seguire il viaggio di Raveri? E quale viaggio è più ascetico di quello dantesco? In che modo Dante segue Virgilio verso l'illuminazione?
Vedete come i nessi iniziano ad essere più evidenti e come le orme di Dante possono essere seguite anche da un orientalista come Raveri. E noi dietro.
(passando per i purgatori...) |
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