lunedì 4 agosto 2014

La strada di BASHŌ

Antico stagno!
Salta dentro una rana -
Il suono dell'acqua
(Basho 1644-1694)

Se clicchi (video), "vedrai" proprio questo haiku di Bashō!

Umiltà, povertà e misticismo caratterizzarono la biografia di Matsuo Basho, il Dante dei giapponesi, considerato il padre della poesia breve di tre versi, che Shiki duecento anni dopo denominerà "haiku", e venerato come un santo.

Un padre alto e vicino, esempio e rifugio spirituale ieri come oggi, che si occupa del cosmo ma che trova affascinante anche l'orinatoio, come noterà lo scrittore Natsume Soseki in "Guanciale d'erba" circa tre secoli dopo. 
Basho fu un uomo in cammino che intendeva il movimento come fonte di conoscenza e di approfondimento.


(Principe toscano di Saturnia)
Matsuo Munefusa, figlio di samurai, da ragazzo pensa di intraprendere la strada già segnata ovvero quella della carriera militare. Ma cambia direzione e fonda una scuola di poesia che gli procurerà fama e agio economico. 
Decide ancora di cambiare strada e si stabilisce in un eremo nel cui minuscolo giardino un suo discepolo pianta un banano che crescerà rigoglioso.  Tutti individueranno la sua casa come la Basho-an, la casa del banano, e Munefusa decide così di chiamarsi Bashō, banano. 
Cambia strada di nuovo: indossa tabi e kasa e incomincia a viaggiare per il Giappone.  
Matsuo Bashō, il monaco veloce e sempre in giro e che  i suoi discepoli, affascinati dalla sua agilità, immaginavano essere stato un ninja -  decide di identificarsi con una creatura stabile e radicata al suolo come un albero.

"Viaggiatore" voglio essere chiamato
ora che cade
il primo scroscio della stagione.

Grande fu l'influsso letterario e spirituale sui contemporanei e sugli intellettuali che vennero, e se ci si fa un giro sul web o su youtube si nota come sia motivo di ispirazione per musicisti e illustratori ancora oggi. Ecco un altro omaggio video (qui video) !

Il coltissimo Bashō scrisse tanto, conosceva il cinese e le poesie Tang, e raccolse le sue riflessioni in alcuni diari di viaggio. Fu colui che codificò, riformandola, la poesia breve giapponese riducendola ai tre versi, la arricchì linguisticamente inserendo termini legati alla quotidianità ma che comunicassero con le sue emozioni.

Tanti gli  episodi affascinanti che riportano le biografie e tanti gli haiku che gli dedicheranno i poeti nati nei secoli successivi. Leggendo di cose giapponesi, il già citato Soseki, poi Ryokan,  Akutagawa e Momoko Kuroda (a cui dedicherò un prossimo post) che osservava i cilegi in viaggio sulle tracce del suo maestro.

Nel 1694, arrivato a Osaka molto malato, prepara il suo commiato. Saluta i suoi discepoli e detta loro l'ultimo haiku:

Ammalatomi in viaggio
il mio sogno corre ancora
qua e là nei campi spogli

Smette di alimentarsi, domanda agli allievi di continuare a scrivere versi, brucia dell'incenso e chiede di essere lasciato solo.
Ecco come anche Hokusai (1760-1849), quello dell'onda per capirsi, gli rende omaggio:


(Basho nell'omaggio del grande Hokusai)


Appuntamento a venerdì. In agosto DAILYHAIKU si riposa un po'.